domenica 10 maggio 2020

step #13.2: IL SETTECENTO e gli automi

Per continuare con il discorso dello step #13.1 parleremo ora di alcune macchine che nel Settecento conobbero una grande evoluzione:

GLI AUTOMI


La fiducia nella macchina andrà a poco a poco a sostituirsi a quella nell’uomo. L’idea che il corpo umano fosse una macchina, al punto che anche l’attività della psiche e della ragione avrebbero potuto essere assimilate agli ingranaggi di dispositivi meccanici, era molto popolare nella metà del ‘700.
La costruzione di androidi ed automi in questo periodo storico sembra essere la rappresentazione di questa nuova tendenza, anche se non era loro attribuita alcuna dignità scientifica. Queste meraviglie artificiali erano richieste da principi, sovrani, nobili, chierici per abbellire parchi, giardini, o semplicemente per il loro diletto personale. 

Jacques de Vaucanson (1709-82), gesuita francese, appassionato di meccanica, seguì corsi di medicina ed anatomia per dar vita al suo progetto di costruire un automa dalle fattezze umane, tentando di riprodurre i movimenti e le funzioni fisiologiche dell’uomo. Una delle sue prime creazioni fu un “suonatore di flauto”, alto 178 cm, dotato di labbra mobili, una lingua meccanica che fungeva da valvola per il flusso dell’aria e dita mobili che aprivano e chiudevano i registri del flauto. I movimenti potevano avere diverse combinazioni variando i toni delle note del flauto.

               parte dello stesso macro-argomento. Per
Musica e Tecnologia: Jacques de Vaucanson e i suoi automata







Un’altra sua creazione fu “l’anatra digeritrice” che replicava la funzione di digestione e defecazione ed era in grado di nuotare. L’opera è esposta al Museo degli Automi a Grenoble.

Ora parliamo di Wolfgang Von Kempelen (1734-1784) che costruì per l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, appassionata di giochi magici, magia, magnetismo, il "Turco Giocatore di Scacchi", esibito al pubblico nel 1770. Si trattava di un fantoccio vestito con abiti orientali, seduto su un cassone, in grado di poter giocare a scacchi e battere qualunque sfidante. Il “Turco” andò in tournèe in Europa e in Russia, le voci dicevano che fosse posseduto da uno spirito o, addirittura, che Von Kempelen avesse fatto un patto con il demonio. Alla morte del suo autore si scoprì che non c’era nulla di miracoloso, bensì all’interno del cassone si nascondevano abili giocatori dal corpo minuto che muovevano gli scacchi tramite magneti.

Turc mécanique — Wikipédia


Concludendo citerei Pierre Jaquet-Droz (1721-90), fondatore dell’omonima azienda svizzera nel 1738, ed il figlio Henri-Louis (1752-91). I due meccanici ed orologiai svizzeri costruirono tre automi umanoidi con l'unico scopo di far divertire i nobili dell’epoca alla corte di Luigi XVI e Maria Antonietta:

  • Lo Scrivano, il più elaborato tra i tre, è un bambolotto alto 70 cm seduto su uno sgabello e appoggiato ad un tavolo di mogano. Grazie ad un meccanismo a camme riesce a muovere gli arti: intinge la penna d’oca nel calamaio, la scuote per far cadere l’inchiostro e inizia a scrivere a mano libera su un foglio, andando a capo a fine riga. Riesce a riprodurre in corsivo qualsiasi tipo di testo di quaranta caratteri e sue tre righe.
  • La Musicista suona una melodia scorrendo le mani sulla tastiera e schiacciando i tasti. Non è un carillon e riproduce perfettamente i movimenti di un vero musicista: muove il busto a ritmo della melodia, con la testa segue le mani ed espande ritmicamente il torace per simulare il respiro. Inoltre conclude la sua esibizione con un inchino.
  • Infine il Disegnatore è in grado di realizzare con matita a grafite i chiaroscuri di quattro immagini precise. Prima tratteggia il contorno e poi effettua le sfumature, a volte soffiando anche sul disegno per far volare via la polvere. E' anche interessante osservare come con gli occhi segua l’immagine e come spesso cambi l’espressione del volto.

Al minuto 4.05 di questo video possiamo ammirare i tre automi in azione.


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